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ASSOCIAZIONE NAZIONALE CARABINIERI

SEZIONE DI SCANNO

“CAP.M.O. AL V.M. CHIAFFREDO BERGIA”

PIAZZA SAN ROCCO N.1

13 gennaio 2015

“IL GIORNO DEL SILENZIO”

Commemorate a Frattura di Scanno le vittime

del terremoto del 13.01.1915

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Alle 7,52 del 13 gennaio 2015 le campane della chiesa di San Nicola di Frattura, piccola frazione del Comune di Scanno,  hanno suonato all’unisono con quelle di Scanno, Villalago, Anversa,  e  di tutti gli altri paesi della Marsica rasi al suolo dallo spaventoso terremoto del 13 gennaio 1915 per commemorare le sue 162 vittime e per dare il via alle iniziative organizzate per il centenario del terremoto.

E:\IMG_3428.jpgContestualmente il Vescovo della Diocesi di Sulmona-Valva, S.E. Mons.Angelo Spina, il Parroco di Scanno, Mons.Don Carmelo Rotolo e il giovane sacerdote Don Luigi Ferrari, originario di Frattura, hanno dato inizio alla celebrazione religiosa con la “Lucernale mattutina” con la chiamata dei morti scandendo il nome e la data di nascita di ciascuna delle 162 vittime a cui ha corrisposto l’accensione di un cero.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                E:\IMG_3319.jpg


 

 

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Alle 9,30 un lungo corteo di auto ha raggiunto il piccolo cimitero, situato proprio sotto l’altura di Frattura Vecchia, per rendere omaggio alle vittime con la deposizione di una corona di fiori sulla fossa comune i cui lavori di sistemazione sono stati realizzati e curati dai volontari del Circolo Acli di Scanno-Villalago.

 

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C:\Documents and Settings\Proprietario\Documenti\Immagini\premiazione logo.jpgDi seguito, alle ore 11,00 una Santa Messa cui hanno preso parte anche il parroco di Villalago, Don Alain Thombohindi e Don Berardino Di Silvio, originario di Frattura, parroco di “Santa Maria dell’Assunta” di Isernia, qui convenuto per la ricorrenza.  Presenti i Sindaci di Scanno, Pietro Spacone, di  Villalago, Fernando Gatta, di Anversa, Gianni Gabriele e i rispettivi Gonfaloni, il Capitano Pasquale De Corato, Comandante della Compagnia Carabinieri di Castel Di Sangro, il Ten. Luigi Falce Comandante  della Compagnia della Guardia di Finanza di Sulmona, il Maresciallo “A” s.UPS  Enrico Tarquini, Comandante della Stazione Carabinieri di Scanno ed il Sovrintendente Mario Giansante, Comandante della Stazione del Corpo Forestale dello Stato di Scanno, rappresentanze dell’Associazione Nazionale Carabinieri -Sezione di Scanno- e della C.R.I. con Bandiere, dell’Associazione Nazionale Alpini – Gruppo di Scanno – con relativo Gagliardetto, della Protezione Civile, del Circolo Acli di Scanno-Villalago, i ragazzi delle Scuole Medie di Scanno, i componenti del Comitato per il Centenario del Terremoto di Frattura, promotore della manifestazione, e numerosi cittadini, accomunati dal dolore, di Scanno e di Frattura.

 Al termine della funzione religiosa il Sindaco di Scanno ha ringraziato i presenti che, in un clima di commozione, di angoscia generale ed in religioso silenzio, hanno ascoltato le sue parole che in maniera certosina ed esaustiva hanno  riportato alla memoria quei tragici giorni di  straziante dolore. Il Sindaco Pietro Spacone ha inoltre  sottolineato il tardivo intervento dello Stato nel portare i soccorsi alle popolazioni colpite dal sisma e premiato l’alunno Luca D’Alessandro, vincitore del concorso ideato dal Comune di Scanno per ricordare con un logo il centenario del terremoto.

Centenario del terremoto, ecco il logo realizzato da Luca - Cronaca ...

Logo per il centenario del terremoto di Frattura di Scanno

Sono seguiti i brevi interventi del consigliere provinciale Amedeo Fusco, di Fernando Gatta Sindaco di Villalago, dell’Ing. Nunzio Iafolla  del Comitato per il Centenario e della Sig. Ilde Galante che ha enunciato

 una commovente testimonianza di sua nonna uscita indenne da quelle  macerie e annunciato la prossima pubblicazione di un libro sull’argomento

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Frattura 13.1.1915

Sono trascorsi 100 anni da quella tragica fredda mattina del 13 gennaio 1915 in cui una violentissima scossa di  terremoto, interminabile, rase al suolo molti paesi della Regione Abruzzo.

 Un evento  dai 35 ai 45 secondi, classificato dell’XI grado dalla scala Mercalli e di magnitudo 7 dalla scala Richter.

Avvenne alle 7,52 minuti e 43 secondi, preceduta da uno sciame sismico di bassa magnitudo della durata di due settimane, tale da non creare allarme.  L’epicentro venne individuato dal geologo Emilio Oddone nel margine orientale del  bacino del Fucino, a breve distanza da Ortucchio, a sud di San Benedetto, ad occidente di Venere e poco a nord di Ortucchio. Alcuni geologi ne attribuirono la causa allo slittamento di una faglia del Fucino in località Serrone.

E’ stato classificato come uno dei più disastrosi eventi tellurici registrati in Italia: per numero di morti, poiché su 120.000 residenti nella zona interessata, morirono oltre 30.000 persone, senza contare le decine di migliaia di feriti; per estensione, poiché quattro furono le Regioni interessate, Abruzzo, Umbria, Campania, Lazio; per il numero di centri abitati distrutti, poiché ben 52 paesi vennero rasi al suolo. Avezzano e i paesi limitrofi furono completamente distrutti, come anche Il borgo di Frattura, con 162 morti in gran parte donne e bambini ed anziani.

A Scanno molte abitazioni furono danneggiate ma non ci furono vittime. La chiesa parrocchiale e il campanile subirono danni rilevanti nelle volte e nei muri maestri e, per alcuni giorni, si temette la demolizione.

La scossa fu avvertita anche a Roma con danni al colonnato del  Bernini in Piazza San Pietro e con la caduta della statua di San Paolo dalla facciata della basilica di San Giovanni. Anche numerose chiese e palazzi del centro storico furono lesionati.

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La dimensione della tragedia tardò ad arrivare a Roma. Ad Avezzano e nei centri limitrofi non era sopravvissuto nessuno che potesse dare notizia dei terribili accadimenti, il telegrafo era distrutto e la stazione ferroviaria inagibile.

Il governo tardò, e anche di molto, a comprendere la gravità di quello che era accaduto, la vastità dell’area coinvolta e la drammaticità delle conseguenze. L’allarme fu lanciato 12 ore dopo il sisma e i primi soccorsi cominciarono a giungere nelle aree colpite dal violento sisma solo all’alba del giorno dopo; un tempo lunghissimo se si considera il rigore del clima invernale, che molte persone erano sepolte vive e che i sopravvissuti erano esposti, in condizioni estremamente precarie, alla neve che cominciò a cadere copiosa.

Nei comuni flagellati affluirono Carabinieri dalle Legioni vicine che, oltre a provvedere al mantenimento

 dell’Ordine Pubblico,  intervennero per ostacolare e prevenire il  fenomeno dello sciacallaggio. Non fu però necessario ricorrere a provvedimenti estremi. Gli episodi che si verificarono furono in ogni caso prontamente repressi.

L’evento sismico mise in evidenza l’impreparazione e l’impotenza dello Stato. L’onorevole Erminio Sipari, cugino del filosofo Benedetto Croce, Deputato del collegio di Pescina-Pescasseroli, fondatore e primo Presidente del Parco Nazionale D’Abruzzo, il 29 marzo 1915 esternava a Montecitorio con queste dure parole il proprio disappunto e la propria critica al governo “…e non per vane recriminazioni, parlerò, ma per un sentimento di dovere poiché mi sembra di sentire ancora oggi sotto i cumuli delle macerie i gemiti e gli appelli dei sepolti vivi, cui rispondeva nel nostro cuore l’impeto della rabbia impotente, mentre con scarsi arnesi e con scarse braccia ci accanivamo nei lavori di scavo, e sento ancora la rampogna, talvolta sottomessa, tal’altra ammonitrice, di quelle leve di uomini, che tirati fuori dalla morsa ci sono spirati fra le braccia mormorando: <perché non siete venuti prima>”

Il 13 gennaio 1915 Frattura contava 457 abitanti per lo più anziani, donne e bambini. Circa 150 uomini in grado di lavorare erano partiti, come ogni altro anno, per le Puglie a prestare la loro opera lavorativa in quelle  masserie e al momento della scossa tellurica erano presenti circa 300 persone.

Fu il giovane Emidio Sarra, che si trovava nella propria stalla, a raggiungere Scanno per dare l’allarme e comunicare che Frattura era stata distrutta.

Don Marzio Ubaldi, parroco di Scanno e il suo coadiutore, Don Giovanni Mancini di Villalago non esitarono a recarsi sul posto per portare anche loro un aiuto unendosi ai volontari della Croce Gialla di Ancona con alcuni abitanti di Castrovalva colà giunti con badili e picconi.

Errore. Riferimento a collegamento ipertestuale non valido.

I Carabinieri durante il terremoto della Marsica del 13.1.1915

Nell’immediatezza ci fu una grande mobilitazione e 39 cittadini Scannesi insieme ai Carabinieri del locale Comando di Stazione prestarono i primi soccorsi.

Nella deliberazione di Giunta Municipale di Scanno del 21 febbraio 1915 si legge:”Considerato che il terremoto del 13 gennaio u.s. che tanto funestò questo nostro Comune, diede ancora una volta agio a questo Civico Consesso di ammirare l’abnegazione, la filantropia e l’elevatezza del sentimento altruistico

 dei bravi militari dell’Arma dei Reali Carabinieri di questa Stazione sotto l’intelligente ed esperta direzione del loro Maresciallo, Sig. Guglielmo Galanti. Difatti, ove maggiore era il pericolo, essi guidati dal loro capo e seguiti dai sottonotati cittadini, accorrevano per salvare dalle macerie gente implorante

 aiuto. Non fu infrequente il caso in quel terribile luogo durante il pericoloso e faticoso lavoro di soccorso, che subito dopo estratto dalle macerie qualche persona che vi era stata travolta rovinarono muri non caduti sotto l’azione del terremoto e che potevano apportare letali conseguenze ai soccorritori. Al loro febbrile lavoro senza tregua nei giorni 13 e 14 gennaio si deve il salvataggio di 104 persone”.

La Giunta Municipale proponeva, “per l’opera generosa ed altruistica spigata in così difficile frangente”, il conferimento della Medaglia al Valor Civile ai 39 concittadini e l’Onorificenza Cavalleresca al Maresciallo dei Reali Carabinieri Guglielmo Galanti, in quanto:”egli, pure avendo l’animo rattristato per le notizie pervenutegli da Pescina ove il terremoto aveva mietuto numerose vittime nelle persone di sua famiglia, compiva con serenità e calma l’opera di soccorso in questo Comune”.

Nella relazione del Cav. Ufficiale Costanzo Ing. Ciarletta, Sindaco di Scanno dal 2 agosto 1914 al 30 aprile 1918, fra l’altro si legge:”La distanza, la stagione rigida e la interruzione del servizio automobilistico e telegrafico, a causa dei massi e del pietrame caduti su lunghi tratti della strada a mezza costa, non permisero la sollecita comunicazione alle autorità del circondario e della Provincia e l’arrivo dei soccorsi adeguati alla catastrofe. Ma provvide la popolazione di Scanno con slancio degno di ogni elogio e con spirito di fratellanza e di abnegazione esemplari, essendosi immediatamente iniziato il soccorso di pochi superstiti e l’estrazione e il trasporto a Scanno dei sepolti vivi più o meno gravemente feriti; trasporto fatto con i maggiori riguardi che i limitati mezzi locali consentivano, ma con amorevoli cure dai cittadini Scannesi.

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In Scanno furono improvvisati due ospedali nelle ex chiese della Madonna delle Grazie e San Giovanni, e volontariamente dai cittadini vennero offerti, con gara ammirevole, gli effetti letterecci mancanti e quelli personali occorrenti ed ai superstiti rimasti illesi ma nudi. L’Amministrazione comunale compì appieno il proprio dovere provvedendo all’alimentazione non solo dei feriti, ma anche dei superstiti illesi e degli

altri cittadini di Frattura che, trovandosi in Puglia, all’annuncio del disastro corsero in Scanno presso i loro cari. Non mancarono esempi di cittadini che trasformarono le case loro in sezione di ospedale, accogliendovi e curandovi piccoli gruppi di feriti per i quali tutti, i due sanitari del luogo Colarossi e Nannarone dettero anch’essi prova luminosa di zelo e di spirito di sacrificio. Ma al terremoto, conclude il Sindaco, sopraggiunse la grande e lunga guerra”.

Si tratta della 1^ Guerra Mondiale, la guerra dei nostri nonni, iniziata nell’autunno del 1914 (l’Italia vi entrò però solo nel maggio 1915) influendo pesantemente sull’utilizzo e sulla permanenza di truppe dell’Esercito nelle Regioni colpite.Molti giovani, scampati fortunatamente al terremoto, nonostante la grave e drammatica situazione che erano costretti a vivere, furono comunque chiamati alla prima Leva appena dopo il sisma e, purtroppo, persero la vita. Così accadde ad Emidio Sarra, a suo padre e ad altri concittadini di Frattura, di Scanno, e delle vicine  Villalago e Casale di Cocullo ove ci furono rispettivamente 25 e 8 morti.

I soccorsi esterni giunsero a Frattura dopo qualche giorno: il 15 gennaio i militari del 124° Reggimento Fanteria di Linea al comando del S.Ten. Orfeo Moroni, il 16 gennaio la Croce Gialla di Ancona, il 18 gennaio n.50 militari del 18° Reggimento Fanteria al comando del Ten. Emilio Anselmi.

Il Consiglio Comunale di Scanno dedicò all’opera svolta dalla Croce Gialla di Ancona in quella occasione le

 seguenti parole:”Il Consiglio Comunale di Scanno, profondamente grato e riconoscente per l’opera eminentemente umanitaria posta in essere dalla Croce Gialla e dal Comitato di Soccorso di Ancona con attività straordinaria e degna di sincero encomio a favore della borgata di Frattura così tremendamente devastata dal terremoto, sicuro di interpretare i sentimenti della popolazione intera, veramente edificata da si nobile esempio di carità e di patriottismo, manda un solenne voto di plauso ai membri tutti della Croce Gialla e del Comitato di Soccorso di Ancona, ed in speciali modo al Presidente, Avv. Giardini, al Vice Presidente, Comm. Dott. Petrelli, al Segretario, Avv. Rotelli, agli otto militi che con ammirevole abnegazione hanno assistito e curato i feriti, al Regio Commissario del Municipio di Ancona, Presidente del Comitato, alla Nobildonna Vittorina Lanari a cui piacque di rivolgere  i suoi soccorsi a questo Comune, all’Ing.Podesti ed al capomastro Cesaroni, i quali si sono tanto attivati e seguiteranno ad attivarsi per la costruzione di alcune baracche in Frattura”.

100 baracche, i containers del passato, come si legge nel libro “Il paese sospeso” a cura di Rossana Martorella, furono costruite nell’arco di due anni nella zona della Ruccia. In quelle baracche di 16 mq., più un piccolo cucinino senza acqua corrente, elettricità e senza servizi igienici, i Fratturesi vi rimasero, vivendo in condizioni di estrema precarietà ma sempre con grande sacrificio, coraggio e dignità, fino al 1941, per circa 25 anni, fino a quando furono tutte completate le case costruite in Frattura nuova.

In tal modo Frattura distrutta dal terremoto ha preso il nome di Frattura vecchia, luogo di identità e della memoria.

Il Presidente

(M.”A” s.UPS Giuseppe Spacone)

 

Frattura: il calendario

 
 

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